Di nuovo in azione! Probabilmente compiaciuti per il successo con cui – a cavallo dell’interruzione didattica invernale – hanno portato a termine la surreale operazione di finanziamento dedicata agli “Ambienti innovativi", direttori e funzionari del Superiore Ministero promuovono un’analoga iniziativa estiva.
Mi riferisco all’“Avviso pubblico per la raccolta di manifestazioni di interesse e idee progettuali da parte delle istituzioni scolastiche per la realizzazione di azioni di potenziamento delle competenze degli studenti attraverso metodologie didattiche innovative – anno 2019”, datato 21 giugno e con scadenza il 10 luglio.
Prima osservazione. Dal momento che nel periodo in questione le uniche aule occupate sono quelle dedicate agli esami e le sale docenti sono di fatto deserte, è evidente che la dimensione collegiale delle decisioni e degli impegni da parte delle scuole secondarie di primo e secondo grado – a cui è riservata l’iniziativa – non ha agli occhi di decisori e di estensori alcuna rilevanza. Del resto, l’avviso chiama ad operare – sul SIDI – solo i dirigenti scolastici, con le proprie credenziali e tramite l’applicativo ‘Protocolli in rete’.
Seconda osservazione. I confini culturali entro i quali le scuole devono muoversi sono definiti in modo assoluto e prescrittivo, nella miglior tradizione del pensiero pedagogico unico. Lo scopo dichiarato, infatti è “individuare (…) istituzioni scolastiche di riferimento per la realizzazione di azioni di potenziamento delle competenze degli studenti attraverso metodologie didattiche innovative”. “Il programma formativo, che potrà essere attuato delle istituzioni scolastiche candidate, prevede il coordinamento e la realizzazione di progetti didattici, di rilevanza nazionale e internazionale, basati su metodologie innovative, sull’apprendimento attivo e collaborativo, sul potenziamento delle competenze digitali e nelle discipline STEM (la consueta verniciata anglofila! N.D.R.), sulla sperimentazione di progetti didattici innovativi per accompagnare l’accesso alle nuove professioni digitali e di percorsi competitivi per la valorizzazione delle eccellenze per le scuole del secondo ciclo di istruzione e sullo sviluppo del pensiero computazionale e della creatività digitale nelle scuole del primo ciclo di istruzione. Le azioni da realizzare a livello interregionale, nazionale e/o internazionale devono coinvolgere studenti di diverse istituzioni scolastiche”.
Terza osservazione. La sintassi del documento è - secondo maldestro costume - poco lineare e rende la lettura difficoltosa, ma alcuni passaggi della citazione precedente non reggono l’approfondimento critico, soprattutto sul versante lessicale e concettuale. “Rilevanza nazionale e internazionale”, ad esempio: come va interpretata questa espressione? In termini di quantità di soggetti collaboranti o di profondità delle tesi proposte e di attendibilità delle verifiche previste? Oppure, qual è il significato attribuito al concetto di "innovazione" sulle scrivanie del MIUR? Implica l’applicazione della schumpeteriana “distruzione creativa” a canoni culturali, organizzazione didattica e modalità di erogazione dei progetti, oppure e più banalmente si riferisce all’impiego dei dispositivi digitali, altra irrinunciabile etichetta di modernità?
Oppure ancora: le “nuove” professioni digitali sono le più recenti – tra cui sono compresi i micro-lavoratori studiati da Antonio Casilli - o invece quelle futuribili?
L’avviso, inoltre, precisa che “(…) Le istituzioni scolastiche del primo ciclo di istruzione possono proporre esclusivamente progetti didattici relativi allo sviluppo del pensiero computazionale e della creatività digitale, anche in continuità verticale fra i diversi ordini e gradi di scuola”. Questo mentre le “istituzioni scolastiche del secondo ciclo possono proporre esclusivamente progetti didattici, di rilevanza nazionale e internazionale, basati su metodologie didattiche innovative con l’utilizzo delle tecnologie digitali, anche ispirati al modello dell’apprendimento connesso e dell’apprendimento basato sulle sfide”.
Quarta - e lapidaria - osservazione: allenamento alla convergenza mentale per la secondaria di primo grado e competizione sulla base di una metodologia concepita da Apple in quella del secondo grado.
Quinta osservazione. L’approccio competitivo egemonizza ormai in modo definitivo e condiviso sia una visione prestazionale dell’apprendimento e dell’acquisizione precoce di competenze finalizzate al lavoro astratto, al lavoro mercificato, sia l’insieme delle relazioni tra scuole ormai vincolate alla raccolta di finanziamenti e alle dinamiche dell’economia della reputazione e dell’attenzione.
Per selezionare – ovvero dichiarare ammissibili o non ammissibili – le manifestazioni di interesse verrà infatti nominata una apposita commissione, che dovrà valutare:
“a) qualità dell’idea progettuale, dei contenuti proposti, delle attività e delle fasi e innovatività delle metodologie proposte: max. 40 punti;
b) capacità di copertura di più tipologie di azione: max. 10 punti;
c) rilevanza e qualità del coinvolgimento di scuole e studenti a livello interregionale, nazionale e internazionale: max. 20 punti;
d) esperienza maturata nell’organizzazione di percorsi sul potenziamento delle competenze degli studenti con l’utilizzo di metodologie didattiche innovative, in particolare a livello nazionale e internazionale e sostenibilità tecnica, gestionale e finanziaria: max. 30 punti”.
La soglia di ammissibilità è un punteggio complessivo superiore a 60 punti e la commissione produrrà un elenco distinto tra le scuole secondarie dei due gradi.
Sesta osservazione. Il modello di trasmissione messo a disposizione dei dirigenti scolastici permette loro di impiegare fino a 5000 caratteri in merito al punto a) sopra riportato, 1000 per b), 2500 per c) e 2500 per d), oltre al piano finanziario. Infatti, le “istituzioni scolastiche selezionate affidatarie di progetti didattici rientranti nella presente procedura dovranno presentare il progetto esecutivo definitivo, contenente i termini e le modalità di realizzazione dei percorsi didattici” solo successivamente. Undicimila battute sono uno spazio davvero esiguo, che dovrebbe contenere descrizioni e argomentazioni davvero complesse, per di più da raccogliere e organizzare in tempi compressi e in prospettiva concorrenziale.
Riesce davvero difficile, insomma, attribuire un senso al reiterarsi di operazioni così farraginose e nello stesso tempo così superficiali, che non sia solo la riaffermazione di un’egemonia culturale e strutturale ormai pesantemente affermata.
Certo, i più maliziosi tenderanno a pensare che i destinatari dei finanziamenti siano già definiti e che la procedura serva soltanto a rendere possibile l’operazione: ci rifiutiamo di crederlo. Qualcun altro sosterrà invece che vi sono avanzi nei fondi disponibili e che si cerca una strada per distribuirli: anche questa ipotesi è troppo in conflitto con la nostra idea di scuola della Repubblica.
In tutti i casi, ci auguriamo che questa volta vi siano - da parte degli addetti ai lavori, ma anche dell’opinione pubblica e dei suoi rappresentanti istituzionali - maggior attenzione, maggior richiesta di trasparenza e maggior vigilanza rispetto alle precedenti: è in gioco infatti la (residua) credibilità di insieme del nostro sistema scolastico e - forse - è possibile fare ancora la differenza e restituirgli un po’ di serietà.