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di Marco Guastavignasopravvivere al 2.0

21/01/2019

Allodole per specchietti?

Ricordate la questione degli "ambienti innovativi"?  La solerzia del Superiore Ministero è tale che ci tocca rioccuparcene nuovamente.

Il 16 gennaio 2018, alle ore 12.44 e soprattutto a soli 29 giorni dalla chiusura dell’Avviso, infatti, sono arrivati i risultati: 5051 progetti presentati, 1115 finanziati.
La lista dei vincitori (il 22,08%) e degli sconfitti (il 77,02%) è stata divulgata anche attraverso lo spazio social del MIUR e parecchi di coloro che sono stati premiati hanno immediatamente cominciato a condividere il documento comprovante la propria posizione favorevole. Va aggiunto che - assai sportivamente - molti tra i delusi hanno fatto i propri complimenti: e così post e rilanci si sono moltiplicati, a volte corredati di emoticon e – per i più evoluti- di stickers, a indicare rimpianto, ammirazione, compiacimento, approvazione, congratulazione e così via.

Per altro, la graduatoria  dei progetti è pubblica (*): chiunque disponga di una connessione a Internet, pertanto, può analizzarla e fare le proprie riflessioni.

Ecco le mie, che temo inficiate dalla mia partecipazione, a inizio millennio e per conto dell’IRSSAE Piemonte, alla commissione di valutazione dei Bandi della Fondazione CRT nell’ambito del progetto scuole, probabilmente l’occasione professionale e intellettuale in cui più ho sentito il peso ma anche il valore della responsabilità di operare scelte e selezioni nell’ambito della pubblica istruzione.

La prima: l’elenco graduato richiama un po’ troppo i modelli con cui si annunciano le vincite di una lotteria, fornendo posizione in graduatoria, codice meccanografico della scuola e punteggio, oltre a marcare con una evidentissima linea rossa il passaggio dalla zona premiata a quella no. Nessuna intestazione, nessuna firma, nessuna identità definita (circolare, decreto, nota e così via). Voglio perciò immaginare che questa comunicazione sia soltanto un’anticipazione di qualcosa di più preciso, da produrre con la massima urgenza.

La seconda: il punteggio conseguito da ciascuna istituzione scolastica è fornito solo in forma aggregata, nonostante in calce al documento vi sia un esplicito richiamo al particolare peso assegnato al criterio A, che diviene così dirimente. Voglio immaginare che ciascuna scuola avrà al più presto modo di conoscere il proprio punteggio per ciascuno dei criteri di valutazione, in modo da avere un feedback più trasparente e più preciso sul proprio operato, sulle ragioni del successo o dell’insuccesso, e quindi fare meglio in futuro.

La terza: non vi è modo di sapere nulla del merito dei diversi progetti; non vi sono né titoli né abstract né nulla del genere. Voglio immaginare che il sistema scolastico nazionale nel suo insieme – anche chi ha scelto di non partecipare – entrerà quanto prima in possesso di queste informazioni: in esse risiede infatti gran parte della valenza culturale complessiva dell’operazione, la sua capacità di costruire, di indirizzare e di far sì che i risultati di una gara che vede apparentemente i vincitori contrapposti ai vinti diventino invece patrimonio comune, grazie al quale possano crescere davvero tutti. Questo passaggio di disseminazione è assolutamente necessario, perché tra i criteri che incrementavano il punteggio vi era la presenza di partnership, impostazione che tutte le volte che viene adottata favorisce ulteriormente le istituzioni scolastiche già di per sé più forti.

La quarta riflessione, infine, è forse un po’ capziosa, ma non posso non esplicitarla: come è stato possibile leggere, valutare e graduare 5051 progetti in circa 30 giorni – domeniche e festività comprese -, per un totale quotidiano di circa 170.000 caratteri (l’operazione prevedeva l’obbligo di produrre un documento con l’estensione massima di 1000 caratteri, spazi tra le parole compresi)? Voglio immaginare che saranno rapidamente resi noti la composizione della commissione di valutazione, le modalità e la tempistica con cui essa ha agito, i verbali di attribuzione dei punteggi e di composizione della graduatoria, in modo da evitare l’insorgere di qualsiasi polemica o diceria.
 


(*) Redatta dal Prof. Giovanni Caprioli, docente in comando presso la Direzione generale per interventi in materia di edilizia scolastica e l’innovazione digitale

Di che cosa parliamo

La rubrica vuole essere presidio del senso critico, contrastare i diversi elementi della deriva demagogica dell’innovazione tecnologica: pensiero pedagogico unico, marketing concettuale, darwinismo digitale.

L'autore

Insegnante di Scuola secondaria di secondo grado e formatore, si occupa da quasi trent’anni di “nuove” tecnologie e rappresentazioni grafiche della conoscenza. Traccia la sua attività intellettuale in www.noiosito.it.




Fogarolo Flavio, Guastavigna Marco,  Insegnare e imparare con le mappe. Strategie logico-visive per l'organizzazione delle conoscenze, Centro Studi Erickson, 2013

Il volume - dedicato all'uso didattico e educativo delle mappe come strumento in grado di sostenere l'apprendimento attraverso l'organizzazione visiva, logica e funzionale delle proprie conoscenze analizza e confronta i tipi di rappresentazione grafica più efficaci, ciascuno con un diverso modello logico-visivo e con uno scopo cognitivo differente. Nel volume si forniscono inoltre indicazioni operative per migliorare l'efficacia delle mappe come strumento compensativo per gli alunni con difficoltà di apprendimento o inadeguato metodo di studio, nonché per ridurre i rischi sottesi al loro utilizzo come facilitatori (mappe fornite già pronte): banalizzazione dei contenuti, apprendimento meccanico, atteggiamento passivo da parte dello studente.