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22/10/2022

Un gravissimo cambio di paradigma

di Valentina Chinnici

Apprendiamo, con stupore e preoccupazione, che il Ministero che un tempo fu della Pubblica Istruzione, e che aveva perso già per strada l’aggettivo “Pubblica”, diventa da oggi Ministero dell’Istruzione e del Merito. A chi si riferisca questo merito, se ai soli insegnanti, agli studenti o a entrambe le categorie, non è ancora dato capire. Secondo La Tecnica della scuolaIl nome del Ministero strizza l’occhio alla questione degli stipendi differenziati in base ai risultati conseguiti durante la carriera. Nasce il merito per i docenti. Da oggi gli insegnanti non sono tutti uguali”.

Il nostro timore ancora più grande è che l’ombrello ambiguo del merito, fratello dell’ altrettanto fortunata retorica dell’eccellenza, vada a coprire, sotto la sua ristrettissima superficie, anche e soprattutto i nostri oltre 8 milioni di alunne e alunni, lasciandovi riparare solo coloro che, appunto, sembrano meritare “il successo scolastico”. Ci riserviamo ovviamente di seguire con attenzione gli sviluppi di questo che, più che un innocuo cambio di denominazione, ci appare come un cambiamento di paradigma dalle conseguenze difficilmente prevedibili.

Per il momento ci limitiamo a fare nostre alcune considerazioni tratte da una intervista di qualche anno fa a Mauro Boarelli, autore del fortunato pamphlet Contro l’ideologia del merito (Laterza, 2019), che nel citare l’art. 34 della Costituzione, “I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”, sottolinea giustamente come “in questa formula l’idea del merito viene legata in modo indissolubile a quella di uguaglianza”. Ma, aggiunge, “il significato di questa parola ha subito nel corso del tempo una alterazione, il suo senso è stato modificato senza che ce ne rendessimo pienamente conto… Il concetto di merito mette in discussione l’idea di uguaglianza. Va infatti sottolineato che l’ideologia del merito non prevede alcuna politica pubblica di rimozione delle condizioni di disuguaglianza sociale che ostacolano il raggiungimento di meriti da parte di larghe fasce della popolazione che continuano ad essere emarginate in base alla loro provenienza ed alla loro condizione economica. Il concetto di cittadinanza, di conseguenza, perde la sua sostanza e tende a disintegrarsi sotto la spinta di forze che spingono in direzione opposta rispetto alla cooperazione, alla solidarietà, alla coesione ed alla giustizia sociale”.

Ci auguriamo, ovviamente, che un simile nefasto scenario non sia destinato ad avverarsi, ma, certamente, le parole non sono neutre e il Ministero dovrà chiarire come intende improntare la politica scolastica al principio del merito ottemperando al monito dell’articolo 3 della Costituzione che rimanda alla “pari dignità sociale” di tutti i cittadini e affida alla Repubblica il compito di rimuovere, non certo di amplificare, gli ostacoli socioeconomici.

«Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.»

Parole chiave: merito

Scrive...

Valentina Chinnici Docente di italiano nella scuola secondaria di I grado e Dottore di ricerca in Filologia e cultura greco-latina, è Presidente nazionale del CIDI

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