Quali sono state le mie scelte, dopo aver avuto notizia che la nostra scuola sarebbe stata chiusa fino al 15 di marzo?
Sono scelte semplici, maturate in fretta – impossibile che non fosse così – ma non per questo senza riflettere con attenzione e senza mettere in atto i percorsi necessari, primo fra tutti il coinvolgimento dei genitori dei bambini, informale prima, più strutturato dopo.
Occorre una premessa: ritengo che qualunque risposta si metta in piedi non possa che esprimere la scuola in cui crediamo, quella che facciamo tutti i giorni, e non possa che muoversi in armonia con quello che abbiamo costruito nel tempo e con le convinzioni condivise con le famiglie.
Allo stesso tempo, qualunque scelta non può prescindere dal rispetto dei tempi dei bambini, dalla necessità di far vivere loro questo momento completamente, con tutto ciò che comporta perché, ne sono convinta, uno dei più grandi problemi del nostro tempo è vivere con normalità ciò che normale non è.
Che cosa mi muove?
Non lo sviluppo del “programma”. È l’ultima cosa che mi preoccupa. Non perché non sia interessata alla formazione culturale dei miei bambini, ma perché qualunque percorso sul quale ci troviamo impegnati, se proposto con consapevolezza e la dovuta attenzione, assicura una crescita a diversi livelli. Per il resto: io lavoro con una seconda elementare, dalla nostra abbiamo ancora tre anni e qualche mese…
A muovermi è stato innanzitutto il desiderio di assicurare presenza e di custodire le relazioni tra noi, maestre e i bambini, e tra bambino e bambino, proprio quelle che tanti ritengono che non possano essere garantite con le attività a distanza. Ed è stata la frase di Toma, uno dei miei bambini, che ho portato con me proprio mercoledì, all’uscita di scuola: - Maestra sono già finite cinque ore? Io ne farei altre cinque adesso!
Ma pure la consapevolezza che altrettanto può esprimersi anche negli spazi virtuali, maturata con un’esperienza quinquennale che ha visto i miei ex alunni spostarsi dall’aula reale a quella virtuale con disinvoltura, rafforzando i nostri legami e dando vita ad esperienze straordinarie che ancora oggi sopravvivono.
Verso la scelta di aprire una classe virtuale
La prima cosa che ho fatto è stata una ricognizione mentale di ciò su cui avrei potuto fare affidamento in questa situazione e sono ricorsa alle esperienze che mi trovano forte.
Così ho messo sul piatto le mie conoscenze, le mie competenze, gli strumenti che ho fatto miei nel tempo, per capire ciò che potevo mettere in piedi.
Poi ho ascoltato i genitori. C’è da dire che già alle 13.30 di mercoledì, senza sapere ancora cosa si muovesse a livello di Governo, sono stata raggiunta dalle parole di una mamma: “Hai saputo? Pare che ci chiuderanno la scuola… cosa facciamo? Organizziamo le attività a distanza?”. Parole a cui ne sono seguite tante altre.
Impossibile non ascoltarle, non farle entrare a perturbare alcune convinzioni che, con questa classe, mi avevano fatto aspettare ancora.
I genitori li ho ascoltati anche sollecitandoli io. Ho cercato di capire quali fossero le reali aspettative e a chi, tra loro, potessi affidarmi per fare da interfaccia con le famiglie. Ho individuato una mamma, che era anche la prima ad avermi sollecitato in questa direzione, e che, per le sue competenze, ho pensato potesse offrire il supporto più adeguato.
Contemporaneamente ho predisposto un form, utile a conoscere la disponibilità delle famiglie in merito all’apertura di una classe virtuale, includendo un’indagine per capire su quali dotazioni tecnologiche poter contare e, infine, l’eventuale possibilità di assicurare sostegno agli altri.
Il form che qui allego contiene una necessaria premessa: mi sembrava importante chiarire subito che l’intenzione di aprire un’aula virtuale non è quella di sostituirsi al quotidiano scolastico (non sarebbe possibile perché il suo valore è fondato sul fare insieme), né di affrontare nuovi contenuti a distanza, ma di rispondere ai seguenti bisogni:
- garantire continuità alle relazioni tra i bambini e tra bambini e insegnanti;
- proporre attività di consolidamento dei contenuti già affrontati, valorizzando i vantaggi del digitale che i bambini stanno già utilizzando in classe;
- assicurare continuità ad attività ed esperienze programmate, continuando a muoverci come comunità classe.
Credo che sia fondamentale non spostare i nostri compiti sui genitori. Ho scelto da tempo di non farlo, evitando di assegnare compiti per casa. Condivido molto con le famiglie, le coinvolgo tanto e chiedo loro di esserci. Ma certe competenze sono nostre e voglio evitare di mettere in difficoltà chi non può assicurare ai propri figli il necessario supporto.
Se poi il perdurare di questo stato delle cose ci dovesse chiedere di rivalutare la situazione, vedremo di ragionare su nuove strade.
In questa prima fase, è stato fondamentale curare puntualmente e con grande attenzione tutte le informazioni, così da non creare preoccupazioni. In questo ci sono stati di grande aiuto il blog di classe e la cartella condivisa con le famiglie, che ci consente di posare tutte le comunicazioni ad esclusivo uso interno.
La situazione oggi
Ho aperto un’aula virtuale su Edmodo, lo stesso ambiente di apprendimento che avevo utilizzato con la classe precedente e per il quale, diversi anni fa, ho aperto la comunità dei docenti italiani. Molto semplice, sicuro. Ha un’interfaccia simile a facebook, quindi molto intuitiva, ed è funzionale a condividere materiali di diverso tipo, gestire attività e mettere a disposizione link (abbiamo un canale youtube, quindi possiamo collegare direttamente anche ai nostri video).
Dato che non avrei avuto modo di assicurare un supporto in presenza alle famiglie, ho proceduto io all’iscrizione di tutti i bambini e oggi ho pubblicato sul blog un post con le informazioni.
All’interno è riportato un video autoprodotto che spiega la scelta ai bambini e che illustra loro come accedere all’ambiente: https://youtu.be/abt5tf6NiF8
Più tardi – sto cercando di dare alle famiglie il tempo di vedere le cose un po’ per volta – i genitori dei bambini riceveranno le credenziali dalla mamma che si è resa disponibile e che assicurerà anche il necessario supporto.
Lei, già ieri, ha esplorato l’ambiente, lo ha provato con me distanza e ha scritto agli altri genitori per rassicurarli e ribadire la sua presenza a sostegno della gestione di qualunque problema.
Lunedì mattina, una volta che i bambini saranno iscritti, la classe inizierà le sue attività. Ciò che troveranno al loro primo ingresso sarà la lettura ad alta voce della loro maestra: Cipì di Mario Lodi. Mi piaceva che ad accoglierli fosse un grande maestro con una storia così bella e così delicata. Sarà qualche capitolo ogni giorno, proprio come in classe.
Poi riprenderemo con i nostri lavori, come avremmo fatto nel nostro quotidiano, valorizzando anche tutti quegli strumenti digitali che già utilizziamo e che ora saranno una preziosa risorsa.
Quello che non farò sarà cambiare il mio modo di fare scuola. Io so che questo non mi sarebbe proprio possibile.
E l’ufficialità?
Questo è un aspetto importante, tant’è che, ieri mattina, la prima cosa che ho fatto quando sono andata a scuola per preparare i materiali che i bambini andranno a recuperare, insieme ai libri della biblioteca, è stata quella di recarmi dalla mia dirigente per confrontarmi e ricevere indicazioni, nella volontà di muovermi con azioni condivise e in piena trasparenza.
Quello che farò, sarà quindi utilizzare tutti gli strumenti che possono garantire al meglio la didattica a distanza, avendo cura di documentare tutto anche sul registro elettronico, riportando proposte rivolte ai bambini, link e riflessioni.
Per concludere
Mi sono trattenuta molto sul modo in cui sto gestendo il coinvolgimento dei genitori e tutta la fase propedeutica all’apertura della classe virtuale, ma credo che le soluzioni siano effetto di ciò che abbiamo costruito nel tempo e quindi sia necessario chiarirlo.
Le emergenze ci sollecitano. Sollecitano rispose nuove. Ma queste, perché siano efficaci, devono muovere da qualcosa di solido e non sacrificare i passaggi necessari, meno che mai quando abbiamo a che fare con bambini piccoli. Diversamente rischiamo di generare preoccupazione e di ritrovarci soli.
Alla base di tutto deve esserci sempre quel costruire con sguardo lungo, sapendo che anche questo momento avrà un dopo. E che il dopo deve trovarci ancora comunità.