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25/02/2023

La praxis educativa

di Angela Caruso

L’eredità pedagogica delle "Indicazioni Nazionali" del primo ciclo

Nella consapevolezza della relazione che unisce cultura, scuola e persona,
la finalità generale della scuola è lo sviluppo armonico e integrale della persona,
all’interno dei principi della Costituzione italiana e della tradizione culturale europea,
nella promozione della conoscenza e nel rispetto e nella valorizzazione delle diversità individuali.


(Indicazioni Nazionali,  “Scuola Costituzione Europa”, 2012)

Il concetto di educazione introduce a un universo culturale in cui l’intelligenza formale si unisce a quella storica, partendo dalle radici, crescendo nell’identità e affermandosi nella consapevolezza; garantendo un approccio multiforme, riflessivo e critico.
L’educazione, però, è spesso inflazionata, banalizzata, estrapolata dalla sua vera natura. Peccato, perché su di essa si fondano i principi dell’umanità, si generano le potenzialità per il cambiamento, nascono i presupposti che alimentano l’azione formativa.

In questo quadro, estremamente complesso, si costruiscono le basi di un agire didattico intenzionale, in cui nulla è scontato e il successo formativo è il risultato di una moltitudine di tentativi.
Feuerstein (1994) riferendosi all’educatore affermava che “nessuno può essere mai certo di aver usato tutti i mezzi e tentato tutti i metodi possibili”. Ma l’atto di apprendere presuppone una decisione personale e pertanto nessuna forma pedagogica può determinare meccanicamente un apprendimento, mentre è compito della scuola creare “degli spazi di sicurezza” nei quali un soggetto possa prendere il coraggio di “fare qualche cosa che non sa fare per imparare a farla” (Meirieu, 2007, p. 87).

Per far questo è necessario che l’azione educativa sia concreta, pratica e progressiva.

“In questa prospettiva, i docenti dovranno pensare e realizzare i loro progetti educativi e didattici non per individui astratti, ma per persone che vivono qui e ora, che sollevano precise domande esistenziali, che vanno alla ricerca di orizzonti di significato” [1].

“Fondamentale permettere loro di accedere al significato propriamente umano dei saperi che vengono insegnati. Una volta effettuato questo lavoro, piuttosto che imporre esercizi di applicazione concepiti dal maestro o tratti dal manuale, è molto più interessante chiedere agli allievi di mettersi alla ricerca, da soli, di situazioni, mestieri o problemi nei quali questa conoscenza possa essere utilizzata, reinvestita e combinata con altre conoscenze per acquisire nuovi saperi e abilità […]. Ed è qui che interviene il ruolo essenziale, nel processo di appropriazione emancipatrice dei saperi, di quella che chiamiamo la metacognizione” (Meirieu, 2007, pp. 115-117).

Il processo metacognitivo consiste nel mettere in discussione la dinamica stessa del trasferimento delle conoscenze, perseguendo la comprensione del rapporto che sussiste tra le conoscenze apprese e le esperienze vissute. Il compito dell’insegnante è quello di assecondare questo processo senza apporre un rigido controllo, aiutando l’alunno a strutturarsi, dotandosi quindi di un proprio “equipaggiamento”, al fine che egli possa essere più libero e più forte nel mondo. Un bagaglio ricco di identità [2], autonomia [3], competenze [4]al fine di “promuove un percorso di attività nel quale ogni alunno possa assumere un ruolo attivo nel proprio apprendimento, sviluppare al meglio le inclinazioni, esprimere le curiosità, riconoscere ed intervenire sulle difficoltà, assumere sempre maggiore consapevolezza di sé, avviarsi a costruire un proprio progetto di vita. Così la scuola svolge un fondamentale ruolo educativo e di orientamento, fornendo all’alunno le occasioni per acquisire consapevolezza delle sue potenzialità e risorse, per progettare la realizzazione di esperienze significative” [5]

Affinché ciò possa avvenire, fondamentale è il ruolo del docente, che con professionalità e coscienza, sappia porre attenzione a:

  • "valorizzare l’esperienza e le conoscenze degli alunni, per approdare a nuovi contenuti" [6];
  • "promuovere la consapevolezza del proprio modo di apprendere, al fine di «imparare ad apprendere» [7];
  • "attuare interventi adeguati nei riguardi delle diversità, al fine di non generare disuguagliane" [8];
  • "realizzare attività didattiche in forma laboratoriale, per favorire l’operatività, il dialogo e la riflessione sull’operato" [9];
  • favorire l’esplorazione e la scoperta, al fine di incoraggiare la ricerca di nuove conoscenze [10];
  • incoraggiare l’apprendimento collaborativo. Imparare non è solo un processo individuale" [11].

Ecco la praxis educativa sollecitata dalle Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione del 2012, su cui ogni comunità scolastica dovrebbe ricercare, perseguire, sperimentare e riflettere, al fine di costruire nuovo sapere.
A più di dieci anni dalla loro emanazione, le “Indicazioni” rimangono sempre e comunque un punto fermo della scuola, una delle poche certezze che accompagnano il bagaglio della didattica quotidiana.

Hanno conservato intatti attualità, fascino pedagogico, ricercatezza epistemologica e stile didattico. Rimangono, sempre e comunque, uno zoccolo duro, una guida discreta che custodisce quell’esercizio di democrazia che la scuola mai deve dimenticare.

 

Note


1.  Indicazioni Nazionali , "Centralità della persona", 2012.
2. "Consolidare l’identità significa vivere serenamente tutte le dimensioni del proprio io, stare bene, essere rassicurati nella molteplicità del proprio fare e sentire, sentirsi sicuri in un ambiente sociale allargato, imparare a conoscersi e ad essere riconosciuti come persona unica e irripetibile", (da Indicazioni Nazionali ,  2012).
3. "Sviluppare l’autonomia significa avere fiducia in sé e fidarsi degli altri; provare soddisfazione nel fare da sé e saper chiedere aiuto […] esprimere sentimenti ed emozioni; partecipare alle decisioni esprimendo opinioni, imparando ad operare scelte e ad assumere comportamenti e atteggiamenti sempre più consapevoli", (da Indicazioni Nazionali ,  2012).
4. Acquisire competenze significa muoversi […]domandare, imparare a riflettere sull’esperienza attraverso l’esplorazione, l’osservazione e il confronto tra proprietà, quantità, caratteristiche, fatti; significa ascoltare, e comprendere, narrazioni e discorsi, raccontare e rievocare azioni ed esperienze e tradurle in tracce personali e condivise", (da Indicazioni Nazionali ,  2012).
5.  Indicazioni Nazionali , "Il senso dell’esperienza educativa", 2012.
6. "Nel processo di apprendimento l’alunno porta una grande ricchezza di esperienze e conoscenze acquisite fuori dalla scuola […] mette in gioco aspettative ed emozioni, si presenta con una dotazione di informazioni, abilità, modalità di apprendere che l’azione didattica dovrà opportunamente richiamare, esplorare, problematizzare. In questo modo l’allievo riesce a dare senso a quello che va imparando."  (da Indicazioni Nazionali ,  2012).
7. "Riconoscere le difficoltà incontrate e le strategie adottate per superarle, prendere atto degli errori commessi, ma anche comprendere le ragioni di un insuccesso, conoscere i propri punti di forza, sono tutte competenze necessarie a rendere l’alunno consapevole del proprio stile di apprendimento e capace di sviluppare autonomia nello studio. Occorre che l’alunno sia attivamente impegnato nella costruzione del suo sapere e di un suo metodo di studio." (da Indicazioni Nazionali ,  2012).
8. "Le classi sono oggi caratterizzate da molteplici diversità, legate alle differenze nei modi e nei livelli di apprendimento, alle specifiche inclinazioni e ai personali interessi, a particolari stati emotivi e affettivi. La scuola deve progettare e realizzare percorsi didattici specifici per rispondere ai bisogni educativi degli allievi." (da Indicazioni Nazionali ,  2012).
9. "Il laboratorio, se ben organizzato, è la modalità di lavoro che meglio incoraggia la ricerca e la progettualità, coinvolge gli alunni nel pensare, realizzare, valutare attività vissute in modo condiviso e partecipato". (da Indicazioni Nazionali ,  2012).
10. "In questa prospettiva, la problematizzazione […] sollecita gli alunni […] a sollevare domande, a mettere in discussione le conoscenze già elaborate, a trovare appropriate piste d’indagine, a cercare soluzioni originali". (da Indicazioni Nazionali ,  2012).
11. "Molte sono le forme di interazione e collaborazione che possono essere introdotte […] sia all’interno della classe, sia attraverso la formazione di gruppi di lavoro con alunni di classi e di età diverse". (da Indicazioni Nazionali ,  2012).

 

Bibliografia


Cerini G. (a cura di) (2012), Passa… parole. Chiavi di lettura delle Indicazioni 2012, Homeless Book, Faenza.
Ausubel D.P. (1991), Educazione e processi cognitivi, Franco Angeli, Milano 1991.
Baldacci M. (2002), Una scuola a misura d'alunno, Utet Libreria, Torino.
Bruner J. (1973), Il significato dell’educazione, Astrolabio, Roma.
Dewey J. (1951), Le fonti di una scienza dell’educazione, tr. it. La Nuova Italia, Firenze.
Feuerstein R. (1994), “L’expérience de l’apprentissage médiatisé”, in Enseigner, apprendre, comprendre – Les entretiens Nathan 4. Paris, Nathan, pp. 205-221.
Meirieu P. (2007), Frankenstein educatore, Junior, Bergamo. Pestalozzi J.H. (1994), Mes recherches sur la marche de la nature dans l’évolution du genre humain, Lausanne, Payot.
MIUR, Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione, 2012.

Scrive...

Angela Caruso Docente nella scuola secondaria di primo grado e dottore di ricerca in "Studi Umanistici" presso l'Università degli Studi "G. d'Annunzio". Membro direttivo del CIDI di Pescara

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