Ci sono occasioni a volte nella scuola che meglio delle lezioni d’aula ci svelano quanto la partecipazione degli studenti possa essere costruttiva e stimolante per un discorso ampio sull’apprendimento.
Una di queste si è data durante gli incontri programmati all’interno del progetto “A scuola di Costituzione”, in alcune città tra gli studenti delle scuole medie superiori della città e alcuni magistrati e docenti sul tema della Costituzione.
Gli studenti delle scuole coinvolte1, non si sono accontentati di ascoltare con interesse i due magistrati e il docente universitario che hanno illustrato l’art. 3 della nostra Costituzione, ma hanno contribuito ad ampliare la “lectio magistralis” dei relatori invitati al dialogo, con interventi ricchi di interesse e partecipazione.
A commento dell’art. 3 della Costituzione, i ragazzi hanno posto interessanti e specifiche domande del genere: se “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”, perché i figli degli stranieri nati in Italia durano tanta fatica a farsi riconoscere come cittadini italiani? Forse la condizione di cittadini è un concetto rigido che non può essere scalfito neppure dopo una lunga permanenza di generazioni in Italia?
In questo modo la questione dello “Ius soli” contro lo “Ius sanguinis” ha assunto un concreto significato non solo nell’immaginario, ma nel concreto quotidiano dei ragazzi. La “lezione " è uscita dall’aula e si è fatta vita vissuta, interessando nella sua vasta e profonda estensione la vita concreta di tutti quei ragazzi che vediamo spesso apparentemente svogliati, distratti e ripiegati su se stessi, molto lontani dai grandi temi sociali. È diventata, cioè, significativa, per ciascuno di loro in quanto individuo inserito nella società, vale a dire cittadino.
E ancora, è stata indagata la seconda parte dello stesso articolo che recita: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Ma allora, hanno chiesto i ragazzi, come si spiegano le differenze economiche tra le diverse persone, la povertà che impedisce che alcune famiglie possano assicurare studi di qualità ai propri figli e altre no? Come mai i nostri giovani stentano a trovare una collocazione lavorativa?
Di fronte a questi interrogativi gli interlocutori privilegiati, i magistrati e il docente invitati a dialogare con gli studenti, hanno faticato ad analizzare la discrepanza tra ciò che è scritto nella costituzione e l’effettiva applicazione nella vita concreta del cittadino.
Non sono mancate alcune affermazioni di certa intolleranza, per esempio con la proposizione del luogo comune che gli stranieri “sottraggono lavoro” ai giovani italiani. E qui la discussione accesa ha lasciato però la mano al discorso pacato ma fermo dell’interlocutore, che ha spiegato come questi lavoratori stranieri eseguono lavori che i nostri concittadini non vogliono più fare e che anzi, la loro assenza farebbe venir meno tutta quella serie di servizi al privato che assicurano alle nostre famiglie la serenità nella gestione per esempio dell’assistenza familiare.
E infine sono stati toccati anche temi concernenti il diritto penale. A tale proposito gli studenti hanno posto interessanti e vive questioni relative all’ingiustizia nella punizione di delitti atroci commessi a danno di bambini e di donne. Come mai la giustizia non riesce sempre ad assicurare la giusta punizione di certi gravi delitti di pedofilia? Perché mai ci sono spesso due pesi e due misure nel dare corso alle procedure per intervenire efficacemente contro i rei accertati di tali gravi reati?
L’innocente visione del mondo da parte di questi ragazzi ha fatto emergere molte contraddizioni del nostro vivere quotidiano e in più di un “passaggio” del dibattito che si è innescato, lo stesso interlocutore ha dovuto marcare certe incongruenze. La “lezione” di Costituzione ha assunto qui delle caratteristiche di ribaltamento di ruolo: è a queste domande che la società deve dare risposte plausibili, è attraverso queste discussioni che passa l’educazione civica e civile dei nostri studenti.
1In questo caso il Liceo scientifico "Michelangelo", l' I.S.I.S.S. "Pertini" e gli I.T. "Marconi" e "Buccari" di Cagliari.