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di Marco Guastavignasopravvivere al 2.0

29/09/2020

Vuoto a perdere

Lo scorso 23 settembre, presso la Commissione Cultura, ha avuto luogo l'audizione informale della Ministra dell'istruzione in merito alle priorità nell’impiego del Recovery Fund nel campo dell’istruzione.La performance di Lucia Azzolina dura una ventina di minuti ed è quindi abbastanza sostenibile. In ogni caso, ne elenco le parole-chiave, che mi sono coscienziosamente annotato:

  • la “digitalizzazione”,
  • "competenze tecnico-scientifiche",
  • "innalzare la qualità degli ambienti di apprendimento",
  • "e-learning".
  • "principi di innovazione didattica",
  • "progettazione partecipata degli ambienti di apprendimento",
  • "edifici innovativi",
  • "innovazione come vera rivoluzione, chiave di volta",
  • "vera e propria trasformazione digitale degli ambienti scolastici",
  • "potenziamento delle competenze digitali degli studenti, delle studentesse, nonché di tutto il personale scolastico",
  • "completa transizione al digitale della scuola italiana",
  • nelle aule "strumentazioni e laboratori all'avanguardia",
  • "digital lab" (nella secondaria di secondo grado),
  • "attività didattiche innovative",
  • "implementazione di curriculi per le competenze digitali",
  • "formazione per il miglioramento delle competenze digitali degli insegnanti, dei dirigenti, del personale ATA",
  • "piattaforma nazionale di accompagnamento e supporto",
  • "percorsi accessibili e certificabili",
  • "massima diffusione di metodologie didattiche innovative",
  • "competenze trasversali",
  • "talenti",
  • "portfolio - digitale, ovviamente - di professionalità",
  • "partecipazione delle imprese",
  • "implementare occasioni di apprendimento all'estero",
  • "scambio di buone pratiche".

Insomma, un’evidente messa in fila di significanti-quasi-vuoti, di parole-ombrello a cui ciascuno può dare il senso e l’interpretazione che più gli aggradano. A cui si aggiunge una citazione del principio dello Universal Design for Learning rivolta alla separazione delle piattaforme (e non all’integrazione e alla inclusività dei percorsi).
Puntuale arriva però il gradimento del Sole24ore, che si augura che la formazione sia obbligatoria.
Insomma, se non ci affrettiamo a colmare la pressoché totale mancanza di elaborazioni politico-culturali davvero alternative, che non si limitino al rifiuto pregiudiziale, è molto concreto il rischio che il solo approccio (in particolare a proposito delle cosiddette competenze tecnologiche) sia quello di GAFAM, ovvero la diffusione e la pratica presso studenti e personale della scuola delle skills adattive al capitalismo di sorveglianza.
Per questa ragione, invito alla lettura e alla discussione di questo mio dialogo con Stefano Penge a proposito della possibilità di utilizzare invece le tecnologie digitali in funzione dello sviluppo umano e della democrazia della conoscenza

Parole chiave: tecnologie

Di che cosa parliamo

La rubrica vuole essere presidio del senso critico, contrastare i diversi elementi della deriva demagogica dell’innovazione tecnologica: pensiero pedagogico unico, marketing concettuale, darwinismo digitale.

L'autore

Insegnante di Scuola secondaria di secondo grado e formatore, si occupa da quasi trent’anni di “nuove” tecnologie e rappresentazioni grafiche della conoscenza. Traccia la sua attività intellettuale in www.noiosito.it.




Fogarolo Flavio, Guastavigna Marco,  Insegnare e imparare con le mappe. Strategie logico-visive per l'organizzazione delle conoscenze, Centro Studi Erickson, 2013

Il volume - dedicato all'uso didattico e educativo delle mappe come strumento in grado di sostenere l'apprendimento attraverso l'organizzazione visiva, logica e funzionale delle proprie conoscenze analizza e confronta i tipi di rappresentazione grafica più efficaci, ciascuno con un diverso modello logico-visivo e con uno scopo cognitivo differente. Nel volume si forniscono inoltre indicazioni operative per migliorare l'efficacia delle mappe come strumento compensativo per gli alunni con difficoltà di apprendimento o inadeguato metodo di studio, nonché per ridurre i rischi sottesi al loro utilizzo come facilitatori (mappe fornite già pronte): banalizzazione dei contenuti, apprendimento meccanico, atteggiamento passivo da parte dello studente.

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