Storicizzare le categorie, valutare il (proprio) posizionamento nell’ambito delle strutture di produzione del sapere e rispetto alle lotte contro l’oppressione e la distruzione del pianeta: insieme alla “guerra cognitiva”, questi sono solo alcuni dei temi trattati dai tre seminari di cui riproduciamo la locandina e proponiamo le registrazioni così come realizzate dagli organizzatori, ma da noi “ipermedialmente estese”. Ovvero arricchite con collegamenti a materiali presenti su internet o mediante contenuti a comparsa su video che si arrestano in automatico, per dare modo all’utente di decidere se attivare l’ampliamento o meno.
Gli incontri sono stati un’iniziativa del Dipartimento di Sociologia e ricerca sociale dell’Università Bicocca, che ci è parsa avere grande importanza politico-culturale e per questo motivo la riproponiamo nei nostri spazi di analisi, confronto e allargamento, almeno potenziale, delle prospettive e degli approcci.
Troppo spesso, infatti, il dibattito su cosa “insegnare” – e quindi “far imparare” – fa coincidere, sovrapponendole, conoscenze costitutive della cittadinanza e discipline accademiche, senza considerare che le strutture universitarie, l’organizzazione istituzionale della cultura e le filiere editoriali sono in primo luogo strumenti e sedi di potere e di sottopotere.
Molto significativi, da questo punto di vista, sono i contributi – anche polemici – forniti nei tre dibattiti da esponenti dell’attivismo politico, che sottolineano implicazioni e pericoli dell’eurocentrismo e dell’antropocentrismo, asserviti alla razionalità e all’efficienza capitalistiche come misura del mondo e delle cose e del dualismo società/natura come strumento di oppressione. Rivendicando necessità, urgenza e diritto di costruire – e accettare – un “arcipelago di punti di enunciazione”. E rifiutando la gerarchizzazione dei saperi e il dualismo modernità/tradizione, considerati strumenti di dominio.
Ci viene chiarito con forza, insomma, che il pensiero critico non può essere concepito come esito di percorsi di istruzione individuali, ma invece e sempre più come esplicita intenzione politico-culturale e pratica collettiva, approccio alla conoscenza e alle conoscenze intese quali patrimonio sociale e planetario, che nasce dalla consapevolezza del conflitto, non dalla neutralità (presunta) del sapere da scaffale.
Vogliamo insomma illuderci ancora una volta che sia possibile uscire dalla polarizzazione, confrontandosi davvero e avendo come scopo la sintesi e non il perpetuarsi della rissa, sulla base di una risposta analitica e precisa a queste domande:
- quali conoscenze?
- quali competenze?
- con quale approccio epistemologico?
- con quale approccio ontologico?
- con quale contributo alla lotta per l'emancipazione, contro l'oppressione e contro la devastazione del pianeta?