Nel dare vita a questa rubrica chiedevo al successore di Profumo di passare da sprechi e sospetti alla trasparenza. Il riferimento era alla vicenda delle “Pillole del Sapere”, materiali didattici su supporto digitale, di matrice multimediale, i cui costi eccessivi erano stati denunciati da Report, insieme a presunti favoritismi nelle gare d’appalto. In seguito alla trasmissione, la Commissione Cultura della Camera aveva ascoltato con urgenza il ministro in carica, il quale aveva annunciato in quell’occasione l’avvio di inchieste amministrative sul valore effettivo dei prodotti acquistati e sulla correttezza delle procedure adottate. I risultati di tali indagini sono però ancora del tutto ignoti all’opinione pubblica, parte della quale può pertanto sospettare che all’origine delle cicliche campagne ministeriali per l’innovazione tecnologica vi siano addirittura dei conflitti di interesse. Nell’articolo citato chiedevo quindi al ministro Carrozza di fare chiarezza, ovvero di dare pubblicità alle informazioni acquisite. Non è avvenuto nulla di tutto questo, nonostante siano passati parecchi mesi e la vicenda abbia avuto addirittura risvolti penali, con l’intervento della magistratura.
Colpiscono da una parte il disinteresse generale degli addetti ai lavori – nessuna rivista si è occupata della questione; in nessun pubblico dibattito si è posto il problema- e dall’altra l’inerzia dei parlamentari della Repubblica, in particolare di coloro che al momento dell’audizione alla Camera avevano affermato la necessità di recuperare un rapporto fiduciario con il mondo della scuola e colto il fatto che le nostre istituzioni rappresentative avevano trascurato di assumere informazioni e valutazioni sulle iniziative per la cosiddetta Scuola digitale (vedi resoconto stenografico dell’audizione) .
Deputati e senatori di maggioranza (ma abbiamo assistito anche all’astensione di alcune forze di opposizione) si sono invece affrettati a far passare un emendamento del Movimento 5 Stelle al cosiddetto “decreto istruzione”, che prevede che a partire dall’anno scolastico 2014-2015 ogni dipartimento degli istituti scolastici elabori materiale didattico digitale, adottabile come libro di testo. La realizzazione di tale prodotto verrà affidata a uno staff di docenti, che lavorerà in collaborazione con gli studenti delle proprie classi. Il tutto sarà poi distribuito attraverso le piattaforme digitali acquisite mediante l’iniziativa sull’Editoria Digitale Scolastica a tutte le scuole pubbliche del territorio italiano.
Sono evidenti gli aspetti di forzatura e confusione di questa norma: da una parte si introducono obblighi e vincoli di tipo professionale senza alcuna consultazione o trattativa di tipo contrattuale; dall’altra si ipotizzano oggetti didattici indefiniti, con una demagogica operazione di semplificazione intellettuale e didattica. E inoltre si fa di nuovo riferimento a un’attività – alimentata con denaro pubblico – della quale non è stata data alcuna rendicontazione né economica né culturale alla comunità nazionale.
L’Editoria Digitale Scolastica prevedeva infatti la realizzazione da parte di editori accreditati sul MEPA di prototipi di ambienti di apprendimento che sarebbero stati vagliati da scuole-pilota, una per Regione; i più convincenti sarebbero stati effettivamente finanziati, situazione per situazione. Tutte queste fasi sono state realizzate, ma i risultati effettivi non sono noti: non sono visibili i materiali; non sono indicati i criteri di scelta tra i prototipi; non sono chiari i termini di spesa e di pagamento; non si sa se le scuole abbiano iniziato a usare i materiali; non sono stati valutati gli apprendimenti degli studenti. Tanto meno sono state individuate eventuali criticità. In breve, non vi è trasparenza.
Noi non possiamo fare altro che tornare a denunciare questi fatti e farci deboli paladini di istanze di chiarezza e di precisione. In particolare, torniamo a interrogare il ministro Carrozza: “Quando renderà noti i risultati delle inchieste amministrative? Quando rendiconterà sull’Editoria Digitale Scolastica? Quando sarà emanato il regolamento attuativo sui contenuti digitali? Quali contenuti avrà?”.