Fiumi di inchiostro hanno spiegato la differenza tra didattica a distanza e didattica in presenza. Fiumi di pronunciamenti sono stati concordi sulla preferibilità della seconda alla prima. Non ho mai avuto dubbi su questo. Ma all’osservatore delle cose scolastiche l’alternativa non si presenta secca. Tertium datur, in questo caso. Infatti un terzo assetto didattico c’è, ma non ne parla nessuno e se ne capisce il perché. Lo chiamerei DIM, cioè didattica in mascherina. Non si fa motto della DIM come non se ne fa per tutte quelle cose che risultano politicamente scorrette in quanto rischiano di risultare diseducative rispetto ad una linea di opinione collettiva. In parole povere, la didattica in mascherina, in quanto didattica in presenza, dunque in quanto bene in sé, non sarebbe oggetto di analisi. Come quando tutti vedono che il re è nudo, ma non è il caso di dirlo. Chi ne parla rischia di far pensare che sostenga la DAD. Non sostengo la DAD e corro il rischio. Infatti non sono convinto che manifestare le condizioni della DIM, e ragionarci su, rischi di veicolare la preferibilità della DAD. La DAD non è preferibile a nulla. E non c’è bisogno di beatificare la DIM per esorcizzare il pericolo di tornare alla DAD.
Con queste premesse, invito chiunque a mostrare che la DIM e la didattica in presenza siano la stessa cosa. Non lo sono. Per una molteplicità di ragioni. Che vanno dette a chi sta illudendosi che abbandonata la DAD i nostri bambini e i nostri ragazzi stiano facendo un’esperienza di apprendimento gratificante. La DIM non è un’esperienza di apprendimento gratificante per le seguenti ragioni:
Ci sarebbe dell’altro, ma mi fermo qui. La circostanza che la soluzione alla tragedia della DIM non sia la catastrofe della DAD non rende meno tragica la DIM e non rende meno necessario rimandare al mittente la retorica ministeriale del ritorno in presenza. Il ritorno in presenza è stata cosa molto buona, ma questa modalità mascherata di presenza non solo non diverte nessuno ma non garantisce chissà quali livelli di apprendimento. Il paradosso è che si mettono in discussione, per gli Esami di Stato, quelle prove scritte che in assetto DIM risultano essere quelle più probanti, mantenendo invece proprio le prestazioni orali che risultano essere davvero un’avventura.